
Il nemico invisibile del quale è dato di conoscerne unicamente il nome ha colpito cinque persone a me care. Il COVID19, definito anche il subdolo virus della paura si è insinuato in forma leggera nel fisico di tre amici che hanno potuto sconfiggerlo con cure farmacologiche, rimanendo in quarantena a casa. La vicina di casa, nel rispetto delle regole igieniche, di prevenzione e tutela si è costantemente prodigata nel provvedere alle loro necessità. Le altre due persone, invece, sono state aggredite dal virus in modo violento. Una di loro, dopo alcune settimane di terapia intensiva non ce l’ha fatta. La seconda, protagonista della storia, invece, con fatica e sofferenza ne è uscita sana e salva. Mi piace raccontare alcuni aneddoti che hanno distinto la sua vicenda
Alla comparsa dei sintomi febbrili si potevano ipotizzare, come cause, una forma di raffreddamento dovuto a repentini sbalzi di temperatura, oppure il riproporsi dell’influenza stagionale…Trascorsi alcuni giorni, però, l’elevata temperatura corporea e soprattutto le notevoli difficoltà a respirare hanno reso necessario il ricovero ospedaliero e, da subito, l’utilizzo del casco per permettere la funzione respiratoria.
Tuttavia, la situazione clinica è continuata a peggiorare, rendendo necessaria la sperimentazione di diverse terapie e provocando, così, non pochi effetti collaterali. Il più devastante è stato il manifestarsi di un gonfiore notevole, diffuso in tutto il corpo. Il “volume” della paziente é tanto aumentato che il personale sanitario è stato costretto a tagliare le maniche della biancheria personale per liberare le braccia “devastate” da numerosi aghi cannula. Questo espediente, tuttavia non è stato sufficiente. Gli indumenti stringevano troppo altre parti del corpo. Neanche indossando il camice ospedaliero la situazione si è risolta. Non riusciva a sopportarlo. Le procurava una continua sensazione di freddo alla schiena. Informati i familiari, è stato proprio grazie alla solidarietà di una vicina di casa che la situazione ha potuto risolversi felicemente. In quel preciso momento i famigliari erano ovviamente sottoposti a quaranta domiciliare. Inoltre, con il lockdown i negozi erano chiusi. Nessuna possibilità di acquistare gli indumenti necessari alla congiunta ricoverata in ospedale. Nell’emergenza, la generosità creativa della vicina di casa ha fatto la differenza.
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