
Dopo una lunga interruzione, dopo tante letture di rapporti e comunicati, dopo tante discussioni nella astrazione coatta della rete e pochi incontri diretti, ma anche dopo un anno di costante presenza nella piazza del mondo di Trieste, riportiamo i nostri corpi in Bosnia.
Insisto su questo punto. Per noi la Bosnia è un’esperienza. Esperienza significa stare dentro la situazione, in questo non solo su un confine statuale, ma anche sul confine personale, che è, insieme, storico e politico, sul limite, della nostra capacità di esperienza.
Noi non siamo migranti, non siamo profughi. La sera torniamo al caldo, facciamo la doccia. Avete presenti le foto dei migranti che si lavano in mezzo alla neve a Lipa? Non siamo uguali a loro. L’uguaglianza è un lunghissimo cammino politico di lotta e progettualità… usiamo la nostra differenza per aiutare i migranti a realizzare il loro desiderio.