Prendere per mano il futuro..
Lingua
 Italiano
Riassunto
Questa è la storia di Naima, che dall'Algeria è venuta in Italia, e della sua vita nella penisola.
Un frammento della storia

Mi sento un po’ a disagio, non so da dove iniziare... E’ la prima volta che mi capita di essere intervistata sulla mia vita. Qualche volta parlo di me con gli amici ma questa è una cosa nuova. Ho scelto io di raccontare a qualcuno la mia storia, ma mi sento un po’ strana perché non ti conosco. Però c’è il desiderio di parlare, quando senti solitudine addosso che ti accompagna tutto il giorno…  

 

C’è il bello e il brutto che sono in Italia. Sono qui da 14 anni, sono venuta come turista con l’aereo e son rimasta per lavoro. Ho trentanove anni, Omar, mio figlio, ne ha tre e mezzo. In Algeria insegnavo francese in scuola elementare, qui ho fatto baby-sitter, colf, insegnante di danza, cantante nei locali, cameriera, cuoca, commessa, attualmente estetista… tutte cose diverse, una si adatta per poter vivere. Sono rimasta qui durante un viaggio, volevo provare, cambiare qualcosa nella mia vita. L’Algeria mi piaceva e mi piace tuttora, sono qui forse per mia situazione personale che mi ha spinto a cambiare, perché io ero già divorziata in Algeria. E allora il mio è stato un atto di libertà.  

Leggi la storia
Paesi
Città
Roma
Perché questa storia è importante
In questa storia Naima si racconta ad uno sconosciuto: è un atto liberatorio, il parlare di sé, ma è anche un rendersi conto dell'importanza della propria storia. E se la sua è una storia di migrazione ci tiene a raccontare come migrare non sia (o almeno non solo) una sventura, ma anche un "prendere in mano il proprio futuro". Ecco, questa storia ci insegna a rivalutare il nostro sguardo sulle storie di migrazione.
Come è stata creata questa storia
Questa storia è stata raccolta da Alfredo Varone, e fa parte del lavoro Storie Migranti.

Licenza

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