Lingua
 Italiano
Riassunto
La storia di Azolà, un ragazzo africano poliomielitico, e di come la sua vita sia cambiata.
Un frammento della storia

Era il 2004, agosto.

Il solito caldo umido della Costa d’Avorio, quello che ti penetra dentro e ti fa sudare, ovunque, comunque.

L’ombra appena accennata delle frasche, che il gruppo giovani aveva preparato per accoglierci, e l’ombra del grande e vecchio mango dalla bellissima chioma ci aiutavano un po’ a respirare, ma non riuscivano ad evitare che il sudore uscisse abbondante, ovunque.

Appoggiato con la schiena al tronco, voce flebile e profonda, parlava il vecchio Yapo, il padrone di casa.

Con me c’erano Piero e sua moglie, il gruppo dei giovani GdS di Awabo d’Adzopé, il villaggio che ci stava ospitando, e tanti, tanti giovani, ragazzi, bambini.

Ma il silenzio più profondo e attento accoglieva ogni parola del vecchio Yapo, quasi nascessero da un profondo abisso e in un profondo abisso ritornassero.

“Azolà! Azolà era bravo! Azolà vi amava, tutti! Azolà ha sofferto tantissimo, poverino. Lo hanno trattato come un verme. Lo hanno insultato, disprezzato. Hanno detto le cose più cattive su di lui. Ma ora tutti hanno capito, ora. Hanno visto e hanno capito! Ora che è morto tutti gli vogliono bene, tutti lo ringraziano, tutti dicono cose belle di lui. Ora che è morto tocca a voi! Ora che è morto voi dovete farlo vivere anche più di prima! Tutto deve continuare, come prima e più di prima!”

Tante lacrime, nascoste o meno, scendevano dagli occhi di chi ascoltava, grandi e piccoli.

Azola era morto da sei mesi, ma Azola era davvero più vivo che mai.

Lo si poteva quasi respirare, incatenati ancora una volta al suo sguardo magnetico, occhi neri e vivaci, intelligenti e allegri.

Azola: ma chi era?


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Come è stata creata questa storia
Questa storia è stata realizzata in un laboratorio legato al progetto Storie di Mondi Possibili, e pubblicata nell'archivio digitale Powos - Possible World Stories nel 2009.

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