Il colore delle more
Premio StoryAp - Storie per il cambiamentoStoryDec
Language
 Italian
Summary
"Rosso come il colore del sangue, rosso come il colore dell’amore, rosso come il colore delle more." Una passeggiata nella natura diventa l'occasione per abbandonarsi ai ricordi. Ricordi dell'infanzia, ricordi della guerra.
A short fragment of the story

Era veramente una bella giornata; il sole aveva ormai rinunciato a “picchiare” senza pietà sulla testa della gente e le ombre si erano allungate.

Proprio un’occasione da non perdere per fare una bella passeggiata. Avevo raccattato un bastone per farmi compagnia, mentre camminavo lungo la strada che scorreva nei boschi dell’Appennino.

Mi accorsi che finalmente non pensavo a niente. Ero solo in compagnia di me stesso e del bastone.

L’odore della natura quasi mi stordiva. Drogato, sì proprio così, la sensazione di essere drogato mi invase piacevolmente.

Senza pensarci mi ero soffermato un attimo ad ammirare le more che punteggiavano la siepe, sporgendomi cercai di prenderne un paio. Nel ritirare la mano un filo spinato, che si nascondeva tra i pruni della siepe, si agganciò alla manica. Appoggiai il bastone e, con l’altra mano, liberai dal filo la vecchia camicia.

Le more che avevo colto erano intanto cadute, lasciando solo qualche macchia rossa tra le mie dita.

Per segnare un confine si usa anche il filo spinato. La siepe, pietosa, era cresciuta intorno nascondendo l’idiozia di chi l’aveva messo.

Il filo spinato. Mi ero accorto che esisteva quando avevo tre o quattro anni. Allora era di moda.

Mio padre era un uomo all’antica, così si dice di chi parla poco e non a vanvera. Quando tornava a casa dal lavoro voleva che fossi a portata di fischio. Domandava alla mamma: “Dov’è il ragazzo?”. Lei gli rispondeva come sempre: “Sarà nell’orto”. Allora si metteva sulla porta della cucina ed emetteva un fischio che poteva arrivare solo ai confini del piccolo pezzo di terra. 

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Firenze
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II ricordi di infanzia di Mauro ci portano in un viaggio dentro la storia e nella condizione umana. Il mondo della campagna toscana, la cura di un padre "all'antica", di poche parole ma capace di gesti di cura, fanno risuonare dentro di noi il valore dell'amore genitoriale, di una vita vissuta nella semplicità ma vicina a ciò che è essenziale. Tutto ciò è sintetizzato in un gesto, quello del padre che prende in braccio Mauro, districandolo dal filo spinato in cui è rimasto imprigionato. Anni dopo un altro ragazzo resterà impigliato in quello stesso filo spinato, un ragazzo scappato dal vicino campo di prigionia, che nel frattempo è stato costruito dal regime nazi-fascista. Un contrasto devastante nel ricordo di Mauro, quello tra il calore dell'amore di un padre, e la guerra.
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