Storie di quarantenaEduStories
Language
 Italian
Summary
La musica è stata la nostra amica e la nostra alleata durante il lockdown. A volte le canzoni, per nascere, hanno bisogno di farsi largo tra le fessure di porte che si chiudono e di “sogni forti” che si fanno largo e che ci fanno spiccare il volo verso la vita. Se hai voglia di vivere davvero, arriverà il momento in cui il richiamo dell’aria è più forte della paura di cadere e allora la vita ci insegna a spiegare le ali.
A short fragment of the story

Quando è iniziato il lockdown avevo appena comperato il nuovo amplificatore per la chitarra. I primi venti giorni di quarantena ho suonato tutti i giorni per quattro ore al giorno. Ho sempre amato la musica.  Ho imparato da solo a suonare, prima la chitarra, poi la tastiera, divertendomi anche a scrivere musica. Avevo già in cantiere l’idea di scrivere una canzone. I giorni di “confinamento” sono diventati l’occasione propizia per portare a termine il progetto. La musica, la poesia e la filosofia  sono da sempre le mie più grandi alleate. In certi particolari momenti mi hanno salvato. Mi hanno aiutato a formulare le domande giuste per cercare di trovare risposte  al senso della  vita che, a volte, soprattutto per noi giovani, è così difficile, incomprensibile e insensata. “Il nulla come fondamento infondato di se stesso”: in tempi di lockdown, questo è stato un mio pensiero ricorrente, quasi palpabile… Esistiamo nella misura in cui riusciamo a fare e ad essere riconosciuti dagli altri. Se non ci fosse stato il telefono e i social a tenerci in contatto?  Quale senso avremmo dato a quelle settimane di isolamento? Mi ritornano in mente alcune parole di un mio maestro di vita: “Nel "movimento" noi sembriamo essere qualcosa e fare qualcosa – ma dove sono quiete e inattività, non sappiamo più far nulla di noi stessi. […] Attraverso l'imperante laboriosità e i suoi successi e risultati siamo radicalmente sviati nella nostra ricerca –, noi reputiamo erroneamente che l'essenziale debba essere costruito, e dimentichiamo che esso cresce solo se noi viviamo completamente, vale a dire al cospetto della Notte e del Male – secondo il nostro cuore. Decisivo è questo primordiale negativo: mettere nulla sulla via della profondità dell'esserci”. (Martin Heidegger)

MI SONO DOMANDATO: CHI SEI? CHE FARAI? Ho sempre  amato scrivere, fin da bambino. Dapprima pensieri in prosa, poi, nel corso degli anni ho iniziato a scrivere poesie. Sullo sfondo sempre le stesse domande: Chi sei? Che farai? E allora durante il periodo di quarantena, sono andato a riprendere alcuni pensieri e alcuni versi che avevo scritto negli anni passati. Essi  sono diventati la prima e la seconda strofa del brano. Ho iniziato ad arrangiare la canzone che già era in cantiere.  Un testo autobiografico perciò! Così inizia la mia canzone: “Ho chiuso le porte, ho aperto portoni/a tutti quei mostri che ora sono padroni/no, non della gente ma della mia vita/ che oramai da un pezzo è finita”. Ho ripensato al periodo dell’adolescenza fino a quando sono diventato maggiorenne: un periodo pieno di ostacoli e di “mostri”. Pensavo di aver chiuso per sempre con quelle difficoltà ma… la vita rimane sempre una sfida e perciò mi ritrovo ancora a domandarmi chi sono e cosa farò… Faccio tante cose ma.. quale sarà quella giusta? E allora: che cosa significa volare nella vita? Per me: “Chi riesce a volare è chi sogna più forte,/ più forte di prima e fugge la morte.” Così si conclude il testo della mia canzone… Come a dire: se hai voglia di vivere davvero, arriverà e arriva il momento in cui il richiamo dell’aria è più forte della paura di cadere e allora la vita ci insegna a spiegare le ali. La vita me lo sta già insegnando: lo studio, il lavoro, il desiderio di fare progetti per il futuro. Tutto molto complicato ma si tratta di scegliere se “volare alto”, magari un po’ controcorrente, oppure lasciarsi sedurre dal brivido dei “salti nel vuoto”. Così un riferimento alla “candida neve”, al problema della dipendenza dalle droghe che tanto male sta facendo tra noi giovani. Così continuavo a lavorare all’arrangiamento della canzone. Un giorno, mentre suonavo, è arrivato il giro di accordi giusti. A quel punto, confinati in casa, con mio fratello Roberto era giunto il momento di portare a termine il progetto. Una volta scritta la canzone  e prodotta la base musicale, realizzata in parte con la registrazione strumentale e in parte  con un sintetizzatore, occorreva decidere “il cantante”. La voce di Roberto era quella giusta per il brano che si conclude con un mio contributo: la lettura di alcuni versi che lasciano in sospeso l’ascoltatore… il titolo del brano: VOLERÓ. Pur avendo la mia strumentazione musicale, il problema rimaneva quello di trovare un luogo insonorizzato. La progressiva apertura post lockdown ci ha permesso di utilizzare la sala di registrazione che abbiamo in paese (Piansano-VT). Finalmente eravamo vicini al traguardo.   Il 14 giugno, insieme a Roberto abbiamo deciso di pubblicare su youtube il nostro primo progetto autoprodotto. Un’esperienza  che mi ha coinvolto molto in prima persona ma che è diventato un progetto condiviso con mio fratello e tutta la famiglia. La musica è stata la nostra amica e la nostra alleata durante il lockdown. A volte le canzoni, per nascere, hanno bisogno di farsi largo tra le fessure di porte che si chiudono e  di “sogni forti”

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