Dentro le storie: un’esperienza di volontariato in Zaire
Language
 Italian
Summary
Maria Pia ha costruito assieme ad altri volontari una chiesa in un paese nella Repubblica democratica del Congo: si rivela una delle esperienze più belle della sua vita.
A short fragment of the story

Hello!!!

Vorrei provare a raccontarvi una storia, il racconto scritto non è il mio forte ma ci proverò.

Mi chiamo Maria Pia e a un certo punto della mia vita, quando ho capito che gli studi universitari non erano per me, dopo una vita vissuta serenamente e allegramente, ho iniziato a sentire il bisogno di essere utile agli altri e non solo a me stessa.

Inizio a fare un po’ di volontariato in diverse realtà sociali ma quella che mi ha dato più motivazioni è stata l’esperienza in un centro di accoglienza per terzomondiali presso i Missionari Comboniani per il terzo mondo.

E …zac!!! è stato proprio a loro che mi proposi per un’esperienza di missione all’estero, in una delle loro missioni in Zaire.

Grande esperienza che mi ha profondamente cambiato interiormente e mi ha dato una spinta in avanti nel continuare la raccolta pro-missioni e le adozioni a distanza.

Siamo partiti in 10 accompagnati da un missionario per il villaggio di Isiro a soli 800 km dalla capitale Kinshasa vicino, oltre che alle missioni Comboniane, anche alle ultime missioni pigmee. 

Nel mio immaginario già mi vedevo socializzare con i pigmei. 

Che bello!!! Sentivo che sarebbe stato divertentissimo!!!!

Prima di partire, feci 3 giorni di formazione e preparazione presso i Comboniani nella sede di Padova.  

Tenni a specificare che desideravo fare un’esperienza di missione in un luogo meno strutturato possibile, insomma un’esperienza “dura” senza orpelli…per dire una parola alla moda …un’esperienza essenziale…come dire…. minimal!!! 

I padri mi guardarono con un’aria interrogativa e incredula pensando che non ce l’avrei mai fatta perché mi presentai con ciuffetto e ballerine..un look un po’ fragile…ma de che??? …fragile per finta!!!

All’arrivo ci accolse tutto il villaggio di Mungbere, intorno alla capanna principale, tutti facevano riferimento a quel luogo, considerata un po’ la piazzetta principale.

Ci sistemarono nella casetta in muratura del guardiano di una piantagione di caffè, lì nei dintorni.

Il lavoro che abbiamo svolto è stato quello di gettare le basi di una chiesetta e di alcune casette distrutte da un uragano. Abbiamo anche creato un forno rudimentale nel quale cuocevamo i mattoncini di creta per le mura. Che bello!!! Si può ben dire che ho lavorato come un operaio ma …con i guantiniii!!!

La giornata iniziava alle 4 del mattino. L’inizio del lavoro era in un campo nel quale raccoglievamo la terra per creare i mattoncini. Interruzione dei lavori a pranzo e poi pennichella perché era impossibile lavorare con 40 gradi all’ombra, doveva passare il gran caldo altrimenti avremmo rischiato di bollire come pesci lessi.

Molto spesso andavamo a fare visita al villaggio pigmeo lì vicino, a prendere un tea pomeridiano, ospiti nei loro igloo di foglie, un po’ scomodi ma, la loro ospitalità, non si poteva rifiutare.

Erano simpaticissimi e molto vivaci, facevano le nostre imitazioni…ma vi rendete contooo??!!

Molto spesso intonavano canti e balli in nostro onore, gli ospiti del momento.

Cercavo di rendermi utile, oltre che a fare il lavoro di manovalanza anche ad insegnare un po’ di parole italiane in francese. Erano molto curiosi della nostra lingua.

L’esperienza di sopravvivenza era più o meno quella di un padre francescano…ci mancavano i sandali!!! Esperienza super minimal

Niente acqua, niente luce, niente gas. Acqua utilizzata quella della fonte, fuoco utilizzato quello di un forno rudimentale inventato lì per lì con 4 ciocchetti di legno. Cuocevamo anche il pane.

Niente luce ma, soltanto pannelli solari posti sul tetto della capanna.

La notte la luce non era necessaria, in cielo c’erano così tante stelle da illuminare tutto il villaggio. Non ho mai più rivisto un cielo così stellato.

Il gruppo di volontari veniva da tutta l’Italia, l’unica da Roma ero io.

Al termine dei “lavori in corso”, stesa la base per la chiesetta e le casette siamo tornati a casa.

Ma dopo questa esperienza non ho mai lasciato i Padri Comboniani e le missioni.

Seguite il mio consiglio: non lasciatevi sfuggire l’occasione di una esperienza in missione.....magari un esperienza estiva!!! Perché no!!! Sarebbe la vacanza più bella che vi potrebbe capitare di fare!!!

Fidatevi!


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Questa storia è stata realizzata in un laboratorio legato al progetto Storie di Mondi Possibili, e pubblicata nell'archivio digitale Powos - Possible World Stories nel 2009.

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